Ahahah. Oggi l'autobus numero 68, in Corso Vittorio Emanuele, all'incirca verso le nove e un quarto, ha ospitato delle belle scene.
Una signora entra alla fermata della stazione di Porta Nuova urlando:
- dov'è che scendo per andare al conservatorio di Via Mazzini?
Pronti, via. Parte la caciara.
Signore bizzarro: -scenda con me, all'ultima fermata di Corso Vittorio e se la fa a piedi!
Due signore, le testimonial dell'ultima pubblicità ministeriale sulla menopausa bisbigliando: -ma che stupidaggine, deve scendere alla prima fermata di Via Accademia Albertina, ma non si può mica nè.
La signora che dice sempre di sì: -sì sì!
La donna che ancora non sa dove scendere, con aria disperata: -allora, ma dov'è che scendo?!
Nel frattempo la fermata giusta stavansi appopinquandosi.
La signora eroina postmoderna, trascinando dabbasso la donna: -venga perdiana, che è questa la fermata giusta.
La signora che si lamenta sempre: -ma il riscaldamento in questo bus non è un po' troppo alto nè?!
La studentessa brutta e ingrugnita, dai capelli biondo Porto Marghera: -grr, brumpf, blaptz.
E in tutto questo l'autista, assoluto idolo dei nostri tempi, non ha proferito parola, portando stancamente il bus verso il suo solito capolinea.
Oh, quasi meglio dei tre signori seduti accanto a me alla proiezione di un film a episodi lettone che non riuscivano a trattenersi dal commentarlo in abbruzzese stretto.
Primo signore: -ecche porccoddue shto filme nun è mica tanto bello sà.
Secondo signore: -e c'ha anche ragione, sà. Che famo, usciamo?
Terzo signore: -mannò, ma che shtai a ddì?! Amo pagato e mò lo guardiamo il filme sà. Porccodduediomasscio.
E ora, per chiudere con le esperienze surreali, in questo momento nel corridoio del piano che ospita la sala stampa una soprano amatoriale sta canticchiando la
Casta Diva della Norma. WOAH!
Booya